Posso io, desideroso di portare amore e serenità, confidare a chi soffre che soffro anch’io?
C’è una duplice risposta: sì e no. Dipende cioè da chi soffre: come dipende anche dal “tipo” di sofferenza mia e dal mio atteggiamento interiore di fronte ad essa.
Certo non confiderò, con animo e parole amare, un mio stato di depressione che non gioverebbe se non a deprimere ancor di più il sofferente che incontro.
Ma chi soffre può aver bisogno anche di sentire che pure io, in prima persona, conosco il patire, e che so trovare il coraggio e la speranza per continuare il cammino senza lasciarmi abbattere.
E se la so trovare io, questa speranza e questo coraggio, perché non potrebbe anche lui attingere in Cristo – Speranza un po’ di fiducia e trovare la forza per andare avanti ancora, per superare il male, per credere in un domani migliore?
Naturalmente dovrò agire con umile prudenza, discernere quando parlare e quando tacere, quando mostrarmi più serio o più gioioso. E anche in questo modo dovrò lasciarmi guidare dall’equilibrio e dalla serenità.
Tratto da “Brevi articoli di Germana Sommaruga sulla Speranza rivolti a chi assiste i sofferenti” – Biblioteca “Amici Insieme con Germana”.